Pochi sanno che Lama Michel Rinpoche in Senza Fine, il romanzo di Giuseppe Govinda, riveste un ruolo molto importante. Il maestro buddhista, che ha da poco pubblicato il suo nuovo libro Dove vai così di fretta? Buddhismo nella vita quotidiana, appare nel capitolo finale, Il Leone, quando il protagonista Govinda si trova in Islanda. Lo incontra grazie a Sylvia e Bjorn, due amanti che lo invitano alla loro convention sulla meditazione dopo averlo conosciuto sulla piccola isola di Viðey.
Nel romanzo, Lama Michel Rinpoche si chiama Lama Rautaro. Entra in scena come un guru dallo stile che ricorda Osho. Govinda, amante del Buddhismo e desideroso di diventare un bodhisattva insieme al suo amico Siddhartha (che, tra l’altro, lo aveva abbandonato per un viaggio in Sud America), ne è affascinato fin dai primi istanti.
In un momento molto poetico, Gov si stacca dal gruppo, si siede su una panchina, fissa il cielo islandese, e il Lama gli si siede accanto. Iniziano così a parlare:
«Sai, l’obiettivo in un dialogo è imparare a capire meglio, è di ampliare la nostra visione sulle cose. La cosa bella poi è che non c’è nessun vincitore. I dialoghi avvengono attraverso l’osservazione, la riflessione.» era la voce morbida di Lama Rautaro. «Stai dialogando con te stesso e fai molto bene.»
E ancora:
«Una volta in Tibet passai del tempo in un piccolo ashram, e sai che cosa imparai?»
Risposi di no.
«Che anche un piccolo moscerino riesce a portare gioia al tuo cuore quando sei da solo. Impari ad apprezzare di più il mondo che ti circonda. Mi accorsi che ogni cosa emana un’energia unica. La luna, le stelle, i moscerini, gli uccelli, i serpenti.»
Per qualche ora i due si separano, per poi ritrovarsi alla fine di un party segnato da droghe e visioni psichedeliche. Durante il viaggio onirico, Govinda sogna il Lama, che lo guida verso una nuova consapevolezza di sé:
Sognai che Lama Rautaro mi aiutava con la meditazione. Mi aveva come ipnotizzato. Cantava qualcosa in tibetano. Io ero a terra e non potevo muovermi. Non avevo paura, avevo lasciato il mio corpo e poteva farne ciò che voleva. Il lama continuava a cantare con l’intento di aiutarmi. Io avevo gli occhi socchiusi. Mi trascinò su per un corridoio dalle pareti color crema. La forza di gravità era come diminuita e il mio corpo era sempre meno rigido. Arrivati nella stanza Lama Rautaro mi coprì il volto con le sue mani calde continuando con le preghiere. In cuor mio speravo fossero formule magiche. Volevo che mi aiutasse, volevo essere un’altra persona. Volevo cambiare. Si avvicinò e mi sussurrò alle orecchie: «Il cambiamento è dentro di te»
Leggi il romanzo di Giuseppe Govinda Senza Fine.

Giuseppe Govinda ha confermato la connessione tra il suo Lama e Michel Rinpoche: «Quando ho scritto Senza Fine, ero molto affascinato dagli insegnamenti di Lama Michel Rinpoche. Visto che il mio libro racconta una storia a tratti mistica, in stile romanzo di formazione buddhista, ho voluto creare un personaggio che, per certi versi, assomiglia a Michel Rinpoche. L’ho fatto per renderlo immortale e per dargli una dimensione tutta mia.
Non so se mai Michel Rinpoche lo verrà a sapere. Ma forse è meglio di no, perché in Senza Fine ci sono scene che a un maestro buddhista forse non piacerebbero, perché ricordano gli eccessi, il linguaggio anticonformista ed esagerato tipico della Beat Generation.
Lama Rautaro comunque rappresenta un momento di svolta nel percorso del protagonista Govinda, perché è da lì che capisce dove deve andare per trovare se stesso».