Un po’ come fa Theodor W. Adorno nella sua Filosofia della musica moderna quando appunto critica gli sviluppi della musica che secondo lui si sarebbe sottomessa al consumismo, anche io sono arrivato a una conclusione sui cambiamenti sociali legati all’arte, e credo di poter affermare con veemenza l’antinomia tra Frans Hals e l’anonimato metropolitano.
Perché anonimato?
Lo vivo sulla mia pelle ogni giorno. Volti, numeri, automi che si spostano da una parte all’altra della città, Berlino. Non parlano e non sanno parlare con gli altri. Alcuni hanno la testa dritta, altri guardano a terra, ma entrambi con lo sguardo perso nel vuoto. Non puoi leggerci niente dai loro occhi! Quando torni a casa, dopo una lunga giornata, sei circondato da volti inespressivi, inutili, neutrali, che non esprimono nessuna ragione di vita. Al supermercato non vedi un sorriso, ma nemmeno un pianto. Vedi robot. Lo stesso vale quando apri il portone di casa. Al massimo sentirai un “Hallo” (“Ciao”) se sei fortunato. Questi sono gli aspetti a cui ci ha condannato la grande città.
In Frans Hals non è così
Nelle opere del grande pittore olandese si vedono tutti gli stati umani, tutte le emozioni, che purtroppo non riesco a notare nella capitale tedesca.
Via via che visionavo i quadri esposti in collaborazione con la National Gallery di Londra e il Rijksmuseum di Amsterdam, alla Gemäldegalerie di Berlino, il mio animo si riempieva dei tanto agognati sentimenti.
Ma c’è di più. Per fare un richiamo alla cultura musicale, come forse farebbe Adorno, Frans Hals ha anticipato, trasportandolo nelle arti figurative, il cosiddetto FUNK, ovvero quello stato d’animo misto di tristezza profonda e di felice libertà creativa che caratterizzava l’esecuzione del blues e del gospel nel jazz delle origini (Treccani).
La mostra di Frans Hals può essere quindi vista da un lato per il valore visionario delle sue opere e dall’altro come critica alla società degli automi, in modo particolare agli alienati abitanti delle grandi città sottomessi al consumismo e alla produzione. Ci ricorda i tempi in cui gli esseri umani non avevano paura di mostrare i loro sentimenti, qualunque essi fossero.
Energia irriverente e gioia sfrenata in Malle Babbe

Solennità nel ritratto di un uomo che tiene un teschio

Umanità e intimità nel ritratto di Pieter Verdonck

Serenità nel Suonatore di liuto

Curiosità nel Viaggiatore

Altre emozioni dei pittori che hanno preso ispirazione da Frans Hals
Vari pittori hanno preso spunto dalle opere di Frans Hals e alla Gemäldegalerie c’è spazio anche per loro. In primis il pittore olandese Johannes Cornelisz Verspronck che nel 1652 realizzò un ritratto a Maria van Strijp con la tipica posa alla Hals e l’attenzione alla luce. Oppure Adriaen Brouwer con la sua bellissima Operazione alla schiena e quel paziente molto espressivo, tema che ripeterà in varie tele. Fino ad arrivare agli albori del ‘900 con Wilhelm Leibl.



Ancora Hals: la Felicità e la dolcezza


Senso di Appartenenza nei Reggenti dell’Ospizio dei Vecchi
