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Il mio Ashram tra F’hain e Xberg

il mio ashram friedrichshain kreuzberg - fermata ubahn kotti - ampliata con iaFoto di Giuseppe Govinda ampliata con l'IA.

Rifugiato nel mio Ashram ho capito una cosa: La mia vita ha un valore, e glielo do io con le scelte che faccio.
Una mamma prende per mano un bambino biondo che si guarda intorno, lui ha più o meno sette anni. Veste con una felpa blue, dei pantaloni neri e porta alle spalle uno zainetto. Lei è giovane, la gravidanza non ha spento la lucentezza dal suo volto. Le mamme di Berlino sono le più belle, simpatiche, splendenti che io abbia mai visto. Anche i papà non son da meno. Niente a che fare con i falsi borghesi che fanno la pancia non appena mettono al mondo bambini, niente giubbotti di cashmere e niente macchinoni – anche se possono permetterselo. Giacche waterproof contro il gelo e biciclette: così si muovono i genitori giovani a Friedrichshain, Ortsteil che insieme a Kreuzberg da nome al distretto più piccolo di Berlino. F’hain e  Xberg (queste le loro abbreviazioni) sono stati uniti nel 2001.

Entrata scuola, Rigaer Str., Berlino. Foto di Giuseppe Govinda.

La decisione di accorparli fu contestata da molti per le differenze sociali dei due quartieri: da un lato Friedrichshain, già appartenente a Berlino Est, con una popolazione giovane ed etnicamente omogenea; dall’altra Kreuzberg, appartenuto a Berlino Ovest e caratterizzato da un alto numero di anziani (in pochi anni il fenomeno della Gentrification ha colpito anche Kreuzberg che è diventato forse il quartiere più conosciuto, giovanile e cool della città nel mondo) e stranieri (da molti definito la piccola Istanbul visto che è pieno di turchi.

Band che suona nel tunnel sotto Oberbaumbrücke, Berlino. Foto di Giuseppe Govinda.

Altri invece scherzando dicono che Berlino è la capitale non ufficiale della Turchia). Le differenze sono simbolicamente evidenziate dal fatto che i due quartieri sono separati dal fiume Sprea, e allo stesso tempo collegati dal ponte Oberbaum, Oberbaumbrücke, considerato uno dei monumenti caratteristici della città. Ogni anno qui viene organizzata la Wasserschlacht (“battaglia dell’acqua”), durante cui gli abitanti dei quartieri giocano a lanciarsi a vicenda frutta e verdura marce. Insomma, proteste o no, l’unione in un solo distretto c’è stata e alla fine forse ha giovato a tutti.

Andiamo a Warschauer Straße

Il lato electro di Friedrichshain è rappresentato dal Berghain.
Dopo aver bevuto qualche birra in un pub a Revaler Straße andiamo a prendere il treno a Warschauer Straße. Sotto il ponte della metro sta suonando una band psichedelica e ci fermiamo qualche minuto per perderci in quei sounds. Mi sembra di essere nel video di Wes mixato da Fritz Kalkbrenner, il fratellone di Paul conosciuto per aver fatto sognare molti giovani nel film Berlin Calling.

Poi andiamo ai binari e prendiamo la S-Bahn in direzione Ostbahnhof . Dopo appena una fermata siamo arrivati. Il Berghain è stato definito da Djmag e da altre importanti riviste, il migliore techno disco club del pianeta. É il meglio del meglio, e per entrare come per molte cose belle devi sudartela tutta. Perché i Türsteher, sono molto selettivi. Il famoso Sven Marquat icona della night life berlinese ha spiegato nelle interviste rilasciate che non c’è una regola precisa, entrano coloro che sembrano in quel momento in linea con il club.

Facciata arancione palazzo occupato, Liebig Str., Berlino. Foto di Giuseppe Govinda.

Come sempre c’è una fila lunghissima. Dopo più o meno un’ora arriviamo all’entrata: Sven con i suoi tatuaggi, i piercing facciali guarda Franz, poi Natalie e poi me. Il famoso “face control” è il primo botto di adrenalina che si prova andando al Berghain. Poi Sven fa un cenno, e dopo una lunga attesa il mondo del Berghain ci accoglie. Fuori qualcuno si lamenta, in tanti sono stati scartati, ma tu che sei entrato, ti senti forte. C’è anche un problema che ha scatenato discussioni a parer mio inutili. Nella capitale più cool d’Europa, la San Francisco degli anni 70 del vecchio continente, quella dei diritti, delle libertà,  molti grandi club sono quasi off limits per gli stranieri.

In una intervista i proprietari di diversi grandi club come quello del Tresor – un’altra discoteca storica, letteralmente underground, con diversi floor collegati da tunnel fantastici umidi e sporchi – che in città a causa dei turisti le notti di musica techno di qualità rischiano di essere rovinate: infatti un turista spagnolo che al massimo ascolta David Guetta dj e che quindi non capisce la differenza tra dance e techno, cioè voglio dire, un turista medio entra in un club per ubriacarsi e non per godere della musica. Sotto questo punto di vista, chi ha il cervello saldo sul corpo non può che essere in sintonia con la decisione di ristrettezza all’entrata.. E che cacchio nel mio club devono entrare persone per il dj che suona! E una questione di qualità.
Per L’after party ci nascondiamo in un bar vicino a Kottbusser Tor, o semplicemente Kotti a Kreuzberg.

Sticker di due che si baciano sul muro del fiume, Kreuzberg, Berlino. Foto di Giuseppe Govinda.

Per un attimo mi guardo intorno. Vedo Franz bere insieme agli altri, Natalie darmi di tanto in tanto il suo sguardo, e penso che sì, il valore della mia vita glielo do io con le scelte che faccio e mi sento fortunato ad aver trovato tutte le volte il coraggio per farle. Aver concluso l’università e non aver iniziato un master o un Ph.D è stata la scelta giusta. Un insegnamento buddhista dice: “È inutile saper leggere e scrivere, conoscere il sanscrito e l’intera letteratura, se non si conosce se stessi.”
Fuori a Berlino l’alba è passata da un po’. E io continuo a capire molte cose.

Ascolta i podcast tratti dallo show Hallo Berlin!

Articolo pubblicato la prima volta: 12/2012

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