È da un po’ di tempo che mi affascinano gli zombi. L’altro giorno stavo pensando al fatto che molti sottovalutano l’importanza della coerenza storica nelle relazioni internazionali fra gli stati, quando a un certo punto ricevo una chiamata di Franz che mi chiede: «Questa settimana c’è un festival electro al Club Der Visionäre, ti va di andare?» ovviamente risposi di sì, e forse grazie a quella notizia non pensai più a questo problema che pochi hanno preso in considerazione.
Oggi è una giornata senza pensieri storico-esistenziali.
Insieme al mio amico saliamo sulla S-Bahn.
L’incontro con gli zombi
Il Club Der Visionäre è uno dei posti più cool di Berlino e si trova nel distretto Treptow-Köpenick e precisamente al confine est di Friedrichshain-Kreuzberg vicino al Treptower Park, un parco che possiede una magia: oltre a essere uno dei posti verdi più estesi della capitale, è anche importante dal punto di vista storico: parlo del Sowjetisches Ehrenmal – Treptower Park (Memoriale per i soldati sovietici al Treptower Park) un monumento dedicato all’Armata Rossa. Progettato dall’architetto sovietico Yakov Belopolsky è stato costruito fra il 1946 e il 1949.

Le tombe dei soldati
Ospita le tombe di circa 5.000 soldati russi caduti nella battaglia di Berlino nel 1945. Assieme al monumento nel parco Tiergaten e nel parco di Schönholzer Heide, è il terzo dei tre Memoriali Sovietici costruiti a Berlino. Prima di raggiungere l’alto mausoleo del Sowjetisches Ehrenmal, si deve percorrere una vasta area verde ai cui lati sono collocate 16 are di pietra, sulle quali vi sono dei bassorilievi scritti in Russo e in Tedesco raffiguranti scene militari e delle citazioni di Stalin. Ogni volta che ci vado, mi sembra di essere nel film La Storia Infinita ( Die unendliche Geschichte, 1984) nella scena in cui Atreyu attraversa la Porta del Grande Enigma, difesa dalle Sfingi. Qui a differenza delle sfingi ci sono due soldati sovietici.
La scultura del Molecule Man
Per il momento non scendiamo alla fermata del Treptower Park, prima bisogna andare fino a Ostkreuz perché lì ci aspettano i nostri amici. Proseguiamo sempre sulla S-Bahn e tra Treptower Park e Ostkreuz si passa su un ponte sopra la Sprea, da cui è possibile ammirare una scultura molto interessante. Una di quelle dai mille significati: la Molecule Man, che rappresenta due figure umane le quali danno l’impressione di lottare o abbracciarsi – dipende a che livelli di perversione è il cervello di chi le osserva. Queste figure hanno una particolarità: la struttura dei loro corpi è caratterizzata da tantissimi buchi, che altro non sono le molecole di cui siamo fatti. A realizzarla è stato l’artista americano Jonathan Borofsky.
«Hast du Bier gekauft?» Mi chiede Natalie non appena ci incontriamo fuori dalla stazione. Le rispondo di sì e con Franz, Oliver, Anna e altri iniziamo a bere seduti sul prato del parchetto all’angolo con la Sonntagstraße. Dobbiamo finire le bottiglie prima di entrare al Club Der Visionäre.

Verso il Club Der Visionäre
Terminata la bevuta e la chiaccherata pre-party, si va al Club. Da Ostkreuz prendiamo la S-41 e dopo appena una fermata arriviamo a Treptower Park. Uscendo dalla metro prendiamo la Puschkinallee e raggiungiamo il locale. Il sole è ancora alto e la musica dipinge l’area di mille colori. Balliamo, parliamo… Qualcuno si fa pure il bagno nel fiume: perché il Club Der Visionäre si trova sulla riva. Fantastico.
Per un qualche macabro motivo, inizio a pensare alle tombe del Treptower Park e dico a Franz scherzando: «Pensa se ci fosse l’apocalisse dei morti viventi: avremmo 5.000 zombie sovietici incazzati neri pronti a mangiare i nostri cervelli..».
Un altro dei momenti belli della serata arriva quando il dj alla console manda un mix del disco Say What?! prodotto da Round Table Knights feat. Ogris Debris. Nel frattempo si fa notte fonda… Io e Natalie ci scambiamo un lungo bacio…
Sono le cinque del mattino. Io, lei, Franz e gli altri usciamo dal Club Der Visionäre. Ritorniamo sulla metro e ci dirigiamo verso Ostkreuz.
L’atmosfera è rilassata e nel vagone ci sono giovani punk, qualche lavoratore in giacca e cravatta, qualcun’altro meno elegante (possibilmente muratori), donne dell’est Europa, e ci siamo noi.

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Articolo pubblicato la prima volta: 11/2012