Gropiusstadt a Berlino. Walter Gropius è stato un architetto e urbanista tedesco. Insieme a Le Corbusier e Frank Lloyd Wright è uno dei maestri del Movimento Moderno in architettura, quella corrente che tra le sue caratteristiche annovera il motto “Ciò che è funzionale è anche bello”. Gropius ha lasciato qualcosa di molto famoso a Berlino, Gropiusstadt il quartiere del distretto di Neukölln, ed è lì che mi sto dirigendo.
Per arrivarci devo prendere la linea della metropolitana U7 in direzione Rudow e scendere tra Johannisthaler Chaussee, Lipschitzallee, Wutzkyallee e Zwickauer Damm.

Da Hermannplatz, la famosa piazza (e fermata della metro) al nord del distretto di Neukölln (nome anche dell’omonimo quartiere le cui caratteristiche sono tra le tante: problematiche giovanili, gangster rapper turchi, cacche dei cani sui marciapiedi) scendo per percorre a piedi la Karl-Marx-Straße. Questa è una delle vie che spiegano il posto: rigattieri, negozi per vestiti musulmani, döner ogni cinque metri. Mi imbatto in una Demo, ovvero una manifestazione: i giovani che vivono qui, gridano slogan contro l’aumento degli affitti che purtroppo sta investendo anche Neukölln – mostrano anche uno manifesto scritto in tedesco e in arabo, perché è importante che anche gli abitanti non tedeschi capiscano.
Prendo poi una via parallela all’affollata Karl-Marx-Straße, e tra macchine parcheggiate male, donne col velo e ometti medio-orientali coi baffi, ammiro alcuni rifiuti: sono i vecchi mobili che i nuovi inquilini di un appartamento hanno lasciato davanti casa nell’attesa che gli speciali netturbini li portano via. Questa è la Berlino che qualcuno non si aspetta.

Dopo la lunga passeggiata che mi ha stancato – c’era tanta strada da fare – vado alla fermata della metro e salgo sul treno per Gropiusstadt. Turchi ed extracomunitari vari si mescolano ai tedeschi e agli europei come me. La voce del treno annuncia la mia fermata.
Scendo, percorro il lungo sottopassaggio, attraverso una parte del grande centro commerciale Gropius-Passagen e arrivo alla mia meta.
Gli alti palazzi progettati dal grande Gropius mi fanno ricordare il film Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Dalla fin degli anni ‘70 a oggi il quartiere e cambiato molto. È stato riqualificato e una storia come quella raccontata da Christiane F. sembra quasi una leggenda.

Salgo su un bus e vado al parco Britzer Garten. Voglio arrivare là, prima che il sole tramonti. Come non accade spesso a Berlino, l’entrata qui è a pagamento (ma questo è un dei giardini più curati della città, ci sono pure le pecore!). Passo dal sentiero del lago artificiale e mi siedo su una panchina verso ovest. Prendo dallo zaino un libro di Kurt Tucholsky e leggo una poesia a caso.
Le nuvole danno un effetto tridimensionale al cielo che è di un rosa accesissimo. Resto lì per qualche ora. Poi ritorno a Hermannplatz e vado in un ristorante giapponese a mangiare il sushi più buono della città: anche questo è Neukölln.
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Articolo pubblicato la prima volta: 10/2012