Amare chi voglio è una libertà che nessun può togliermi. L’altra sera io e Franz abbiamo guardato insieme un film di Spike Jonze intitolato Il ladro di orchidee (Adaptation, 2002) con Nicolas Cage. Tra una Berliner e l’altra – adoro questa Pilsner locale – sono tante le scene che mi hanno colpito, e hanno colpito anche lui. C’è un monologo molto bello in cui viene spiegato metaforicamente il significato dell’Amore, accostandolo alla vita delle orchidee:
«La cosa meravigliosa è che ognuno di questi fiori ha un rapporto particolare con l’insetto che lo impollina. C’è una certa orchidea che ha lo stesso aspetto di un certo insetto perciò l’insetto viene attratto da quel fiore, il suo doppio, la sua anima gemella, e non desidera altro che fare l’amore con lei. Una volta volato via, l’insetto vede un’altra orchidea anima gemella e fa l’amore anche con quella, impollinandola, e né il fiore, né l’insetto capiranno mai il significato del loro atto d’amore. E come potrebbero sapere che è grazie alla loro breve danza che il mondo vive? Ma è così. Facendo semplicemente quello che sono stati progettati per fare danno vita a qualcosa di magnifico e grandioso. In questo senso ci dimostrano come vivere.
Ci insegnano che l’unico barometro che si ha è il cuore; che, quando individui il tuo fiore, non puoi permettere a nulla di intralciarti.»

Franz lo sa, penso di essere innamorato di Natalie. Lui sostiene che glielo dovrei dire, e ha ragione. Aspetto solo il momento giusto. Proprio per questo ho invitato Natalie a Potsdam per passare insieme la serata in questa carina città a sud ovest di Berlino.
La storia di Spandau
Esco qualche ora in anticipo e decido di fare un salto a un distretto berlinese che si trova molto vicino a Potsdam: Spandau.
Prendo la metro U-Bahn U7 e dopo alcune fermate sono arrivato a Spandau. La storia di questo distretto e in modo particolare del quartiere da cui prende il nome, risale a molti secoli fa. Infatti, la cittadina di Spandau fu probabilmente fondata da Alberto l’Orso – o Alberto I di Brandeburgo – e nel 1197 fu nominata in un documento rima di Berlino, e ancora prima di Berlino ottenne il titolo di città (nel 1232, la capitale della Germania invece cinque anni dopo).

Il profumo del “passato” è nell’aria, e lo si sente soprattutto nell’unica fortezza di Berlino sopravvissuta alle guerre: La Cittadella di Spandau (Zitadelle Spandau).
Terminata del 1594, si trova al centro del quartiere e del distretto di Spandau e sorge alla confluenza dei fiumi Sprea ed Havel, vicino alla strada “Am Juliusturm”.
È tardi, l’appuntamento con Natalie si avvicina, quindi dal Rathaus Spandau, il municipio progettato dagli architetti Heinrich Reinhardt e Georg Süßenguth e costruito nel 1910, mi dirigo alla fermata della S-Bahn, salgo sulla S5 e poi sulla S7. Inizio a leggere un libro: Vita Activa di Hannah Arendt. Non certo una lettura semplice, ma un nuovo mix di Robot Koch accompagnato dagli odori di gomma bruciata della metro, aiutano la mia concentrazione.

L’arrivo a Potsdam
Uscito dalla stazione, prendo il bus che mi porta direttamente a Sanssouci, il Palazzo d’Estate di Federico il Grande, re di Prussia. È un posto immenso, ai tempi della costruzione furono piantati 3.000 alberi da frutto, realizzata una serra che produceva arance, meloni, pesche e banane. Furono poi erette statue e obelischi, che rappresentavano le divinità Flora e Pomona. Oltrepassando la facciata meridionale (o del Giardino) scendo dalla collina decorata per raggiungere la fontana. È lì che io e Natalie abbiamo appuntamento.

Proprio come uno dei protagonisti de Il Ladro di Orchidee ho sempre cercato di sentire mio, anche quello che non posso avere tra le mie mani. Quando ho provato amore per qualcuno, questo amore l’ho sempre posseduto. Nessuno aveva il diritto di portamelo via, nemmeno chi ne era la destinataria ma non poteva corrisponderlo. Io posso amare chi voglio. «Tu sei ciò che ami…non ciò che ama te», questo pure io, come Nicolas Cage in Adaptation, l’ho deciso molto tempo fa.
Stavolta con Natalie è diverso. Sento che forse non potrei affrontare bene un suo rifiuto, forse anche per questo motivo sto aspettando il “momento giusto”.
Ma il tempo è volato, e fra poco lei sarà qui.



Ascolta i podcast tratti dalla puntata di Hallo Berlin!
Articolo pubblicato la prima volta il 5/11/2012