Sono stato insultato verbalmente da un militare in metropolitana a causa della mascherina. Chi mi conosce sa quanto sia importante per me l’impegno civile. Le letture degli ultimi tempi mi hanno ricordato l’importanza (e la pericolosità) degli ideali e dell’onore, elementi che emergono nel vivere civile e nella comunicazione tra gli individui, come nel Michael Kohlhaas di Heinrich von Kleist. Oppure nella lotta dei lavoratori, delle masse in Masse Mensch di Ernst Toller. Tematiche che ho sviluppato anche nel mio romanzo Senza Fine (mi riferisco al capitolo “Pippo”). Comunque sia, eccomi qui a raccontare un’esperienza che mi ha fatto ricadere in uno stato depressivo molto pericoloso.

Aggredito da un militare: le dinamiche dell’aggressione
Ero sul binario di una stazione della metropolitana di Berlino. La direzione del treno aveva subito delle variazioni inaspettate e non era chiara; non ero l’unico confuso. Ho visto un militare posizionato davanti al portellone del treno che stava per partire e, in modo gentile, ho chiesto quale direzione stesse prendendo il treno. Il militare si toglie un auricolare e risponde in maniera molto aggressiva: «Non me ne frega un cazzo dove va il treno», aggiungendo con la stessa aggressività una frase sulla mascherina che in quel momento tenevo in mano. La fissa, punta il dito e soprattutto lo sguardo verso la mascherina. Al che io ho risposto: «Ora devo essere insultato da un militare a causa della mia mascherina? Che tipo di militare è lei? E che paese di merda è diventato questo!». Un uomo più anziano in fondo al treno, piuttosto che sostenermi, mi ha gridato qualcosa che non ho capito (ma dubito stesse dicendo «Ti voglio bene»). Sembrava un invito ad allontanarmi. La comunicazione non è soltanto capire ogni singola parola: ci sono i gesti, il viso, le modalità. Il militare continua a fissarmi con aggressività e un’espressione beffarda. Non risponde alle mie domande e chiude le porte del treno. Io scioccato.
Lotta e senso della giustizia: la letteratura mi dà forza
Quando il militare tedesco mi ha aggredito, tremavo, e mi sono venute in mente le parole della Donna (Sonja Irene L.) dell’opera di Toller: “Ich bin schuldlos schuldig” (Sono innocentemente colpevole). Non so perché. Forse per quella dicotomia tra responsabilità personale e attivismo sociale. Stavo facendo la cosa giusta? Avrei dovuto ignorarlo? Lasciarlo fare? Poteva trattarmi come una pezza vecchia? Ho pensato ai diritti lesi di Kohlhaas, pronto a morire pur di essere risarcito per il male ricevuto da lui e dal suo servo Ersiano.
Ebbene, le domande che ho posto ad alta voce a tutti i passeggeri di quel treno le rivolgo anche a chi leggerà questo articolo: «Ora devo essere insultato da un militare a causa della mia mascherina? Che tipo di militare è lei? E che paese di merda è diventato questo!».
Un militare privo di senso civico e onore oggi mi ha fatto molto male. Ma lotto e non mi lascio mettere a tacere da esseri inutili come questi.
E tu, hai mai vissuto una vicenda del genere? Commenta l’articolo.