Sono ritornato all’università per uscire dalla comfort zone, per mettermi in gioco e per continuare qualcosa che avevo chiuso un po’ troppo in fretta, tanto tempo fa.
Dopo aver pubblicato un romanzo, inciso 7 dischi, fatto il content creator, il reporter indipendente e un milione di altre cose che non voglio elencare; dopo aver vissuto sulla mia pelle cosa significa seguire i propri sogni senza raccomandazioni né aiutini, una sera ho guardato la mia libreria e mi sono detto: “Ma una laurea specialistica devo farla!”. Eccomi qua, a 38 anni, all’università. In Germania, in una facoltà in cui le parole sono importanti, nella mia facoltà di Lettere e Filosofia a studiare in tedesco. Non studio numeri, non studio in inglese e non studio nemmeno italianistica. Studio quello che mi piace e, come sempre, non ho paura delle sfide.
Sono consapevole che alcune persone, nel prossimo futuro, cercheranno di sminuire la mia scelta con parole, gesti, situazioni negativi. Ma non importa. Io vado avanti e, anche se penseranno di avermi ferito, in verità mi avranno reso più forte.
Sono ritornato all’università per fare quello che forse so fare meglio, ovvero imparare, ascoltare, crescere. Adesso che ci sono dentro, è come se non l’avessi mai lasciata. È come se il tempo si fosse fermato il giorno in cui presi la laurea triennale. Forse perché ho sempre studiato. L’ho fatto nei momenti bui e in quelli belli. In fin dei conti, possiamo dire che, in tutti questi anni lontano dal mondo accademico, stavo solo preparando il mio ritorno. E che ritorno, carə amicə!
Essere un universitario è emozionante. Lo è quando scegli il piano di studi, quando vai a lezione, quando ti sposti da un’aula all’altra e ti perdi nei corridoi della facoltà. «Anche tu sei nel mio corso?». “Credo di sapere già su cosa scriverò la tesi”.
Non so dove mi porterà con esattezza questo percorso, so solo che essere ritornato all’università mi fa sentire rinato.