Tutte le volte è troppo tardi o almeno è questa la sensazione.
Ti svegli, ti prepari. Accendi la connessione a internet del tuo cellulare – forse oggi ti servirà. Pranzi da solo, gli altri in casa sono andati già tutti via. È il primo maggio, e fuori in città a Kreuzberg stanno facendo un casino.
Decidi che devi andare anche tu. Esci, e senza nemmeno guardare gli orari vai a prendere il treno della Sbahn. Fuori fa caldo. Guardi il cellulare ma ancora nessun messaggio. “Chissà se ha letto quello che le ho inviato ieri sera”.
Il treno è pieno di gente: la maggior parte tutti giovani festosi, chi più chi meno a conoscenza del significato della festa in questione. Si sente che è un giorno in cui si “buttano le cose all’aria”; ancora di più che a capodanno.
Dopo qualche decina di muniti arrivi a Kotti e lì una massa di persone ti sta come ad aspettare. I poliziotti, cioè quelli che si occupano dell’ordine pubblico, hanno deciso di chiudere tutte le uscite della metro, tranne una. E infatti la gente è tutta ammassata per quell’uscita. Non capisci il motivo di questa decisione “avranno i loro sporchi motivi”.
Il gruppo di amici ti sta aspettando a Mariannenplatz, la piazza vicino al Bethanien il vecchio ospedale ora centro culturale. Sono al gazebo bianco di fronte alla chiesa. Dalla metro al punto di incontro il tragitto è di poche centinaia di metri, ma la marea di gente lo fa sembrare un’eternità. Meglio tagliare, prendere per Skalitzer str. piuttosto che per la via che in una giornata “normale” avresti preso tranquillamente.

Arrivato a Mariannenplatz c’è ancora un ultimo pezzo da fare, ed è qui che iniziano i palchi con le esibizioni. Sul primo palco, al centro della piazza rotonda, stanno suonando musica dei Balcani. Il secondo palco è prima del Bethanien, lì suonano pezzi incomprensibili, forse arabi. Un terzo palco è nel piazzale davanti al vecchio ospedale, una banda di strumenti a fiato intona una famosa canzone popolare italiana (Funiculì Funiculà). Al quarto, di fronte alla chiesa con gli angeli – così l’hai sempre chiamata – suona una band rock tedesca che dalla voce e dal sound sembrano essere gli Ideal, e questo ti piace molto.
I tuoi amici sono lì. “T’avevo scritto dietro, non davanti al gazebo bianco” scherza uno di loro. Ti siedi e fumi. Fra poco vogliono andare alla manifestazione contro le sinistre moderate. Ma si può protestare contro la SPD il primo maggio? Perché non concentrarsi sui mali peggiori (sempre se il più grande e antico partito tedesco possa essere definito tale)? Non trovo il nesso.
Prima si mangia. Loro prendono un Bratwurst da una bancarella. Gli dici di aspettarti, hai voglia di qualcosa di diverso. Allora ti dirigi verso uno stand abbastanza affollato. Vai per vedere cosa offrono, e noti che tutti i “servitori di cibo” indossano una maglietta nera con la scritta bianca gigante “Free Palestine“. Sembrano dei naziskin. Pensi, “cosa minchia c’entrano le sorti della Palestina con il primo maggio“. Senti il bisogno di chiederglielo ma non lo fai, sarebbe una perdita di tempo, forse ti farebbero pure del male. Disgustato opti per un piatto meno patetico, un hamburger. Intanto due donne, in una lingua sconosciuta, vicino allo stand della Palestina si stanno quasi scannando. “Fra poco qualcuno si farà saltare in aria o scoppia qualche nuovo conflitto in onore di Allah e affini” ridi. I pro palestinesi, sono come il sale, si immischiano in tutto. Le loro magliette suonano decisamente provocatorie.
Basta pensare a certa gente. Torni dai tuoi amici che nel frattempo hanno quasi finito il Bratwurst e con loro ti dirigi verso il palco tre. Di passaggio, insieme a una tua amica compri dello zucchero filato molto buono ma che finisce velocemente.
Guardi il cellulare e trovi il messaggio che aspettavi “hey where are you?”. Tenti di rispondere ma whatsapp non funziona, linea intasata. La chiami. Dice che si trova nei paraggi, e spera di incontrarti dopo. Questo ti fa molto piacere.

Andante a Skalitzer str. dove la manifestazione dei “duri” ha inizio. Slogan contro la polizia, lo stato, il capitalismo. Con le loro Nike ai piedi e gli occhiali Ray-Ban non sanno che alla globalizzazione non c’è scampo. Uno dei tuoi amici ti consiglia di non stare vicino a quelli vestiti di nero e incappucciati perché sono quelli violenti a cui piace litigare.
Il momento più global dei black block è quando cantano Bella Ciao e parlano di Solidarietà Internazionale riguardo ai feriti o uccisi dalla polizia.
Insieme a un altro amico ti stacchi dalla demo e vai in giro per Kotti. Passando davanti al palco di musica hip hop, senti il pubblico infiammarsi allegramente quando i due cretinetti rappers dicono una frase molto razzista sugli omosessuali.

Proseguite dritto fino al prossimo incrocio. Vi fermate all’angolo a bere una birra seduti sul marciapiede. Suonano una cover dei Fugazi “Give me the cure“. Il fumo delle grigliate si fa a tratti più intenso.
Guardi per l’ennesima volta il cellulare e ti chiedi dove sia finita la ragazza che vorresti incontrare e allo stesso tempo parli con il tuo amico.
A un tratto accade l’inevitabile. Una tipa arriva improvvisamente e chiede al tuo amico se sa dove si trova un bar. La guardi e dopo qualche secondo di esitazione ti accorgi che quella di fronte a te è la sua migliore amica. Vi abbracciate quasi stupiti. “Non riesco più a trovarla, e tutto il giorno mi chiedeva di te!”. Questa frase ti colpisce e prima che sia andata via le confessi, con una impulsività innaturale, che anche tu speri di vederla. “Se la trovo ti faccio mandare un messaggio”.
Questo incontro, casuale, ti ha ravvivato. Ha acceso certe speranze. Ti guardi intorno più spesso e il telefonino è quasi sempre in mano. Anche se in verità non ci credi più di tanto.

Il tempo passa in fretta, il tuo amico è stanco e decide di andare a casa.
Vaghi in solitudine. Il sole di maggio è andato dall’altra parte del mondo e qui è venuta la sera.
Si continua a ballare, mangiare, bere. Ti avvicini al ponte sulla Adalbertstraße. Un folto gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa allontana dei ragazzi. Urla, lanci di bottiglie – wow, una quasi ti arriva in testa. Il clima ha un non so che di ludico. Dal di fuori hai la sensazione di vedere il topo e il gatto che si fanno del male ma in fondo sono attratti l’uno dall’altro. Sembra carnevale. Ci sono i petardi, la confusione, gli uomini in maschera e la musica.
Il cellulare non va. Perdi le speranze di incontrarla. Stai bene così e pensi: “È troppo tardi ormai, sarà per un’altra volta, forse”.
