La tecnica del Piano sequenza sfrutta la molteplicità dei piani all’interno della singola inquadratura rispettando il tempo del mondo reale. Differisce quindi dal Montaggio che attua un processo di sintesi eliminando tutto ciò che non serve al racconto. Dopo l’uso rivoluzionario che ne fece Orson Welles in Quarto Potere (1941), questa tecnica venne dapprima teorizzata da Andrè Bazin che la considerava assieme alla Profondità di Campo e Long Take, ottimale per riprodurre la realtà. In un secondo momento venne utilizzata in molti altri film come in quelli della Nouvelle Vague. Per esempio Nel 1967 Jean-Luc Godard la utilizza nel film Week-end, un uomo e una donna dal sabato alla domenica. anche Ettore Scola ha girato uno dei piani sequenza più complessi della storia del cinema italiano nel film Una giornata Particolare. Ultimamente il regista Alejandro González Iñárritu ha diretto il film Birdman quasi interamente senza Montaggio.
Recentemente è uscito Victoria, diretto da Sebastian Schipper e presentato alla Berlinale 2015, che è appunto un esempio limpido di Piano Sequenza.
All’uscita di una discoteca di Berlino una ragazza di nome Victoria (Laia Costa) incontra un gruppo di ragazzi del luogo con cui inizia a parlare. Uno di questi è Sonne (Frederick Lau) con il quale Victoria sembra essere fin dall’inizio in sintonia. Tra chiacchiere e sguardi teneri, e una tensione sensuale da far raccapricciare anche lo spettatore più frigido, i minuti passano piacevolmente, e oltre alle risate arriva qualcosa di inaspettato. Victoria aiuterà Sonne e i suoi amici in un affare molto pericoloso che sconvolgerà le loro esistenze.

Il Long Take in Victoria
Girare in un unico piano sequenza non è una cosa da poco per un film di due ore e dal punto di vista tecnico Victoria dimostra di essere un film superiore ad altre grandi pellicole del passato e presente. Il lavoro svolto dagli attori e dalla troupe è eccezionale. La città fa da sfondo ai protagonisti ma non è mai utilizzata con eccesso. Un altro aspetto interessante consiste nella colonna sonora che a volte si contrappone alle immagini “forti” con melodie “romantiche”, come ad esempio nella scena della discoteca. (vedi il link qui sotto)
La solitudine è utilizza come punto di partenza per lo sviluppo del tema “destino”/”coincidenze” o “bravura”. Victoria è una ragazza sola che balla, è in città da soli tre mesi, cerca di attaccare bottone con il barista, ma quando pensa di tornarsene a casa incontra Sonne. Alla fine delle due ore, e alla luce di ciò che accadrà, il film ha il merito di far quindi nascere una domanda importante: “è il Caso che fa incontrare le persone che cambieranno la vita a Victoria o è la stessa protagonista a essere “brava” a trovarli?”. Insomma, che potere abbiamo sulle nostre vite?
*Immagine di copertina: scena tratta da Victoria (MonkeyBoy, Radical Media, 2015)