Il Museo delle vittime del genocidio di Vilnius

patto nazisti comunisti

Il genocidio di Vilnius è documentato in una costruzione che si trova nell’ex quartier generale del KGB della capitale e rappresenta per tutti i lituani e per il mondo intero un luogo simbolo dell’occupazione sovietica e non solo. Ne abbiamo parlato con Vilma Juozevičiūtė, Direttrice specialista per le pubbliche relazioni al Centro di ricerca sul genocidio e sulla resistenza in Lituania.

Come è nato questo museo e per iniziativa di chi?

J: Il museo è stato creato nel 1993 su decisione dei nostri ex prigionieri politici lituani che sono stati imprigionati dai sovietici, loro volevano avere un museo che mostrasse le deportazioni, e le vittime del regime sovietico

Quindi è stata una comunità di persone a decidere. Qual è il nome di questa comunità?

J: Questa comunità si chiamava Unione Lituana dei Prigionieri Politici e dei Deportati (Lietuvos politinių kalinių ir tremtinių sąjunga, PLKTS ) e il presidente di questa unione era Balys Gajauskas, lui è stato il leader di questa unione. Ma possiamo dire che l’idea di creare un museo è fu supportata da tutta la comunità, forse possiamo dire che è stata supportata dall’intera nazione, perché quando siamo diventati indipendenti, per 50 anni era stato proibito parlare della repressione sovietica, delle prigioni, delle deportazioni e quindi abbiamo sentito il bisogno di un luogo come questo per mostrare quanto è accaduto veramente nel nostro Paese in quegli anni. Va anche sottolineato che il museo si trova nell’ex quartier generale del KGB che ospitava anche una prigione: è stato un obbligo morale mostrare cosa è accaduto all’interno durante l’occupazione sovietica, i modi ad esempio di punire i prigionieri, le celle di isolamento…

Visitando il museo abbiamo visto le celle dove sono stati imprigionati molti lituani. Qui vengono organizzate delle attività per non far dimenticare alla gente le atrocità commesse in quel luogo e in tutta la Lituania? Avete un giorno della memoria?

J: Noi siamo una grande istituzione di ricerca e il museo è solo un piccolo dipartimento. Il centro ha molte attività: per esempio c’è un grande dipartimento di ricerca storica dove i nostri studiosi lavorano con vecchi files del Kgb, preparano articoli di ricerca, scrivono libri sull’occupazione sovietica e anche su quella nazista perché in Lituania non siamo concentrati soltanto sui sovietici, ma anche sull’occupazione nazista (la Lituania è stato dominio nazista dal 1941 al 1944 ndr); per esempio riguardo ai nostri libri ce n’è uno scritto dal nostro centro (lei mi mostra un libro intitolato “Lithuania 1940 1990” scritto da vari autori) dall’inizio dell’occupazione, adesso il libro sarà pubblicato anche in inglese.

Parliamo del Kgb, delle persone che lavoravano con loro. In Germania dopo la caduta del muro, quelle persone ebbero problemi ad essere integrate nella nuova società democratica. Qual è la situazione in Lituania, che cosa hanno fatto queste persone dopo l’arrivo della libertà?

J: Ovviamente in Lituania ci sono ancora persone che lavoravano nel passato con il Kgb. C’è stata una legge speciale che impediva loro di lavorare nelle istituti pubblici statali, così molti di loro hanno trovato lavoro nelle compagnie private (“Le restrizioni [previste dalla legge del 1999] per gli ex collaboratori del Kgb finiscono nel 2009. Questo significa che oggi gli ex dipendenti del Kgb possono occupare qualunque posto della pubblica amministrazione”, fonte presseurop.eu). ; c’è stato anche il problema con coloro i quali lavoravano segretamente per il Kgb e nessuno ne era a conoscenza, e anche per questo è stata fatta una legge speciale grazie alla quale loro potevano privatamente informare lo stato che erano parte degli agenti segreti del Kgb e lo stato avrebbe mantenuto il segreto (per proteggerli ndr), ovviamente non tutti gli agenti sfruttarono questa legge così noi del centro abbiamo ideato un progetto: un sito web speciale dove pubblichiamo informazioni sulle attività del Kgb e su i suoi agenti anche quelli che non hanno dichiarato di lavoraci. (“Dalla fine della seconda guerra mondiale più di centomila persone hanno lavorato per il Kgb in Lituania. Nel 1990 circa seimila lituani erano agenti dell’organizzazione. La maggior parte di queste persone è sfuggita a ogni forma di verifica e considera il proprio passato come segreto“, fonte presseurop.eu). Nel sito ci sono anche i nomi dei dipendenti, degli collaboratori segreti, quando si sono registrati, documenti ufficiali in russo sulle attività dei singoli agenti. (www.kgbveikla.lt)

Parliamo dell’occupazione nazista, perché nel museo c’è un memoriale degli ebrei uccisi, qui in Lituania a Panerai si è consumata una delle più grandi stragi d’Europa. Ci sono altri memoriali qui a Vilnius?

J: Ci sono un sacco di memoriali in giro per la Lituania. C’è a Vilnius anche il Museo Ebraico da cui un dipartimento anche a Panerai con informazioni sulle vittime, sui carnefici. Ci sono anche altri dipartimenti a Vilnius, per esempio a soli 600 metri dal nostro museo c’è una piccola casa che è chiamata dalla gente Green House e in questa costruzione c’è una esibizione dell’olocausto avvenuto a Vilnius e in Lituania.

Tuskulėnai Manor è un altro posto nel distretto di Žirmūnai dove sono stati trovati 706 corpi..

J: no, per la precisione ancora di piú: 724.

In Italia i partigiani hanno lottato contro gli uomini di Mussolini, qui in Lituania i partigiani si sono occupati prevalentemente (se escludiamo il periodo nazista) dei sovietici, quindi una forma di totalitarismo di tipo comunista. C’è qualche importante partigiano che ci può ricordare?

J: Ci sono molti famosi partigiani, per esempio ce n’è uno che scappò nell’Europa occidentale nel 1947 per due volte. Lui ha vissuto lontano dalla Lituania per qualche anno e quando è ritornato è stato ucciso dal Kgb. È molto interessante la storia della sua vita, noi abbiamo molte foto (ci mostra diverse immagini del partigiano ndr). Ci sono foto anche di quando incontrò i leaders che appoggiavano la resistenza contro i sovietici nell’Europa occidentale. Lui ha provato a trovare qualche supporto da parte loro ma non ci riuscì. Durante il tempo in cui visse a Parigi ha scritto un libro sui partigiani lituani, quel libro è stato pubblicato in Lituania soltanto dopo l’indipendenza. A Parigi ha incontrato anche una donna che ha sposato, successivamente è ritornato in Lituania per combattere. È stato ucciso nel 1951 a soli 30 anni. Il suo nome era Juozas Lukša.

La gente fu uccisa da entrambi gli schieramenti, nazisti e sovietici. Cosa possiamo fare per non dimenticare e diffondere ciò che è accaduto?

J: Noi pubblichiamo libri anche in inglese su topic differenti. Abbiamo un libro sulla deportazione intitolato “Siberia”, sulle attività dei partigiani “The Unknow War”, sull’olocausto “The Holocaust in Lithuania”, e ovviamente sul Kgb “Activity of Kgb in Lithuania”, sulla resistenza pacifista e ci sono state molte pubblicazioni in Lituania da diverse organizzazioni.

Quindi parliamo anche di attività underground?

J: Si, ma non armate, pacifiste.

È possibile visitare un centro di resistenza del genere?

J: Per esempio c’era una casa di pubblicazione underground e adesso è aperta come museo ed è possibile visitare. (Lei mi mostra il libro “The church in Lithuania” e mi parla del fatto che furono fatte attività underground anche da preti per la libertà di culto).

Abbiamo parlato del ruolo che possiamo avere per ricordare questi orrori, io ho avuto esperienza, non so forse è solo un feeling, che alcuni – lituani stessi e anche chi visita la Lituania, come ad esempio coloro i quali sono nati in un uno dei vecchi stati sovietici – hanno una specie di nostalgia per il vecchio regime di assassini. È vero?

J: Ovviamente ci sono ancora persone che sentono nostalgia per i sovietici e per quel periodo, ma non sono molte; forse perché la gente vecchia pensa a quando era giovane ma se noi ricordiamo come abbiamo vissuto durante l’unione sovietica non c’è in realtà niente di buono.

Un politico lituano, Vitautas Landsbergis, ha firmato assieme con altri politici europei la Declaration on Crimes of Communism nel 2010. In Italia è punito il reato di apologia al fascismo, ma non quello al comunismo, puoi camminare con la falce e il martello, ma guai a esporre svastiche e con la Dichiarazione questi politici provano finalmente a rendere reato il comunismo, perché entrambi sono stati terribili.

J: E si, e per dire la verità Stalin ha ucciso più persone di Hitler. Ha ucciso russi, ucraini, persone di nazioni differenti sono state imprigionate nei Gulag, lì sono morte o sono stati uccisi. Cose terribili sono successe in Kazakistan, Ucraina, ovunque Stalin ha ucciso milioni e milioni di persone. Ha perpetuato molti crimini e per noi è molto importante che la comunità europea riconosca questi crimini.

Per esempio posso dire la mia personale esperienza: entrambi i miei nonni sono stati imprigionati nei gulag e uno è morto. Un parente è stato imprigionato in quello che oggi è il Museo e mi ha raccontato molto storie a proposito. È importante per tutti noi, perché tutti i lituani hanno in famiglia qualche parente che è stato vittima dei crimini sovietici. Forse non possiamo chiamare questi con il termine genocidio – la nostra gente che è stata portata in Siberia, che non aveva normali condizioni di vita, che è morta – e questi atti perpetuati dai sovietici possono essere definiti Crimini di Guerra. Non solo i lituani, anche gli ebrei furono deportati in Siberia e morirono.

La Lituania perse 1/3 della popolazione durante l’occupazione sovietica...

J: Durante entrambi le occupazioni. Non solo fisicamente, la metà è stata uccisa, e l’altra metà ha lasciato la Lituania per le nazioni occidentali. Questa gente lasciò il paese perché avendo avuto esperienza della prima occupazione sovietica, erano spaventati della nuova imminente occupazione. (I Nazisti lasciarono la Lituania e nel 1944 i russi la ri-occuparono, ndr).

A questo punto della discussione ci viene mostrato un foglio con il numero di persone uccise. Foto qui sotto

J: Noi abbiamo un libro con tutte le informazioni sulle persone mandate in Siberia, per esempio i miei parenti sono stati deportati perché supportavano i partigiani e avevano una fattoria.

Sempre a proposito di libro, sfortunatamente non abbiamo versioni in inglese delle nostre attività didattiche, ma noi organizziamo contest per bambini. Ogni anno i ragazzi possono inviarci quadri, scrivere poesie o storie, canzoni con topic il nostro passato.

Ci mostra un libro pubblicato un paio di settimane con i contest di quest anno.

J: Adesso proprio vicino al museo puoi vedere un nostro concorso.

Anche abbiamo attività didattiche all’interno del museo.

C’è un famoso film o documentario sull’argomento?

J: Si certo, uno veramente famoso è “Birzelio Ledas” (“Ice of june”, 2001), o “Gyveno senelis ir bobutė” (“grandma and grandpa”, 2007), quest ultimo è fatto molto bene e in stile cartoon. Poi per informare le nuove generazioni, andiamo anche in altre città per mostrare i film nelle scuole.

Sui partigiani abbiamo tanti monumenti in giro per la città.

Una cosa molto bella sono le mostre itineranti. Una di queste è “War after War” sui partigiani e mostrata in molti stati occidentali. Il 3 giugno a Parigi è stata aperta una mostra sulla nostra gente deportata in Siberia nei Gulag. A novembre la stessa mostra sarà aperta a Londra; il 14 giugno a Berlino partirà “Chronicle of Violence” che riguarda i trattati segreti tra la Germania e la Russia (Patto Molotov-Ribbentrop) e di quel terribile anno quale fu il 1940/1941. Durante l’occupazione nazista poi furono uccisi il 95% della popolazione ebraica in Lituania.

Ci mostra un calendario stampato da loro con tutte le attività mese per mese: campi per bambini, seminari, conferenze, c’è anche una foto del presidente della Lituania Dalia Grybauskaitė e della direttrice del museo Birutė Burauskait.

Potremmo parlare per ore riguardo a queste questioni. Grazie per la disponibilità e per le risposte dettagliate.

J: è stato un piacere, grazie a te.

ENGLISH VERSION HERE!

Guarda la gallery

Torna in alto