Con i suoi 16.000 mq di superficie e 20.000 reperti il Museo Etnologico all’Humboldt Forum rappresenta una delle mecche culturali più importanti di Berlino. Sono andato a visitare il Museo d’Arte Asiatica situato al terzo piano dell’edificio aperto nel 2021, che già prima di trovare la sua forever home aveva destato molte polemiche. Infatti il museo è stato molto criticato perché al suo interno mostra opere trafugate o risalenti al periodo del colonialismo. Al centro del dibattito troviamo per esempio la “Luv-Boot” una grande barca a bilanciere nella collezione sull’Oceania. Proviene dall’isola di Luf, nel Mare del Sud, che era un’area coloniale tedesca alla fine del XIX secolo, luogo in cui i tedeschi intrapresero le cosiddette “spedizioni punitive” contro la resistenza della popolazione locale e che causarono molte vittime.
Arte asiatica meno controversa?
Il Museo d’Arte Asiatica sembra essere un po’ meno criticabile sotto questo punto di vista. Sono presenti splendidi reperti dei Khmer, arte di corte cinese, templi buddisti, rituali religiosi indiani, ceramiche coreane, e approfondimenti sull’Islam asiatico.
La mostra si apre con interessanti stampe cinesi. Scopriamo che nell’Asia orientale gli artisti creavano delle opere prendendo spunto dai loro maestri in modo quasi ossessivo. Le loro creazioni non erano delle vere e proprie copie senza personalità individuale: «In molti casi è solo un elemento o un dettaglio a rivelare il modello. Questi elementi includono composizioni simili o inclusioni: un padiglione, per esempio, è tipico per la pitture di Ni Zan; le montagne dalle cime arrotondate in Wu Zhen».
Il Buddha e il Nirvana
Un’altra parte degna di nota è quella dedicata ai templi buddisti scavati nella roccia. Nel tempio costruito nella regione di Kucha, là dove si sviluppò il Buddismo del cosiddetto “piccolo veicolo” (Hinavana) sono presenti dipinti sui soffitti delle caverne che raffiguravano leggende tratte dalle vite precedenti del Buddha. Le pareti laterali per lo più mostrano sermoni con il Buddha al centro di ogni scena. E poi le immagini del Nirvana: il momento in cui il Buddha è stato in grado di liberarsi dal ciclo dell’eterna rinascita.
Si arriva alla collezione sull’India in cui troviamo tra l’altro una scultura in pietra arenaria della dea assetata di sangue Chamunda che danza sopra a un avversario con una collana di teschi. Il suo corpo è emaciato, i suoi occhi sono sporgenti e ha le zanne: «Chamunda è apparsa dal cipiglio adirato della grande dea Durga come un guerriero per uccidere i demoni nel momento del disperato bisogno».
Conclusione finale sul museo etnologico
Quando esco dal museo sento di aver arricchito il mio animo di storie, visioni e luoghi sconosciuti che mi connettono alle genti di tutto il mondo, però con l’amaro in bocca mi chiedo: “È giusto tutto ciò?”.
Come arrivare, i biglietti e gli orari di apertura li trovi sul sito del museo.
