Emozioni transnazionali

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In un certo senso il Giappone è la dimostrazione che le emozioni possono essere trasmesse a prescindere dalle differenze culturali.

Ne sono la prova i cartoni animati giapponesi, o più precisamente gli Anime, neologismo con cui in Giappone, a partire dalla fine degli anni settanta si indicano l’animazione e i cartoni animati.
La cosa più divertente è che molti fan, sono rimasti tali pure da grandi. Così c’è un esercito di trentenni che ancora guarda i cartoni amati durante l’infanzia. Come Hello Spank! il grosso cucciolo di cane bianco con le orecchie nere, il cui Manga è stato stampato a fine anni ‘80 e ha vinto il Kodansha Manga Award (premio sponsorizzato dalla Kodansha, principale editore giapponese di letteratura) per la categoria shojo, termine con cui ci si riferisce ad anime e manga destinati a un pubblico femminile che va dagli ultimi anni dell’infanzia (dieci anni) sino alla fine dell’adolescenza.
Oppure Ken il guerriero, pubblicato in Giappone per la prima volta nel 1983. Questo invece fu seguito in maggioranza dai ragazzi e faceva parte della categoria shōnen.

Altri esempi di emozioni transnazionali sono:
Sampei, il giovane pescatore che per potersi migliorare perfeziona episodio dopo episodio la sua disciplina interiore;
L’Uomo tigre, l’anonimo e generoso lottatore che da bambino ha subito diversi torti, ma non per questo è diventato anche lui una persona brutta;
• La saga di Dragon Ball, in cui Goku e i suoi amici sono alla ricerca delle sfere del drago, grande metafora della felicità;
C’era una volta… Pollon, ambientato sul monte Olimpo: le vicende della piccola dea traggono spunto dalla mitologia, con chiari riferimenti alle Metamorfosi di Ovidio e alla Grecia classica, spesso mutando anche la più triste tragedia in chiave umoristica, forse grazie alla magica e simpatica polverina dispensatrice di allegria…

Ma a un certo punto il bambino diventa grande, no?
C’è un brano molto bello scritto da Maxence Fermine intitolato Neve. Descrive il momento in cui Yuko un ragazzo discendente da una famiglia di guerrieri e monaci, cresciuto a «Hokkaidō, nel Giappone del nord, lì dove l’inverno è più lungo e rigido», capisce di voler intraprendere una strada complessa… Il padre non sembra essere d’accordo con lui e lo vorrebbe in linea con la tradizione familiare.
«“Padre,” disse il mattino del suo compleanno in riva al fiume argentato, “voglio diventare poeta.” »

Ieri sera ho detto al mio amico: “Denver, sappi che io non voglio crearti a mia immagine e somiglianza, piuttosto voglio darti gli strumenti per scegliere. Da grande cosa vuoi fare?”, e lui: “Chiamatemi Denver il grande Chef”.

Hai provato anche tu le emozioni transnazionali?

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