Quella volta che ho visto un UFO

quella volta che ho visto un ufo di Giuseppe Govinda

Quella volta che ho visto un UFO stavo seduto vicino al fiume.
Era una domenica, e come molte domeniche non avevo un granché da fare. Il nulla, diciamo. Mi ero svegliato con il fiatone, sapete quelle nottate passate a sognare e sognare e sognare? Avevo sognato che mi trovavo in una foresta, era notte, e non sapevo dove andare. I raggi della luna passavano come laser bianchi tra i rami degli alberi. Non avevo paura all’inizio ma col passare del tempo mi sentivo sempre più spaesato. “Che cosa faccio?”, pensavo, e presi un sentiero stretto stretto. A un certo punto il sentiero si divideva in due: una parte andava verso il basso, l’altra verso la collina. Vidi Tiziano Terzani il quale mi disse “se ti sei perso e non sai dove andare, prendi il sentiero che ti porta in alto”. La sua vestaglia bianca, da angelo o guru, mi facevano un po’ paura, perché mi ricordavano che da bambino avevo paura dei fantasmi e me li immaginavo bianchi… Smisi di pensare ai fantasmi.

Sapevo che le sue parole erano metaforiche, e che tutte le volte bisogna valutare le singole situazioni, ma decisi quasi romanticamente di prendere il sentiero che andava in alto.
La luce della luna divenne sempre più fievole e quasi non riuscivo a vedere sotto i miei piedi. Gli alberi si muovevano in modo strano… Vidi ragni giganti tra le fitte ragnatele muoversi lentamente, e dissi “al diavolo Terzani, devo ritornare indietro”. Riuscì a trovare la strada del ritorno e presi il sentiero verso il basso. Sembrava tranquillo. C’era un uomo seduto con le spalle su un albero. Era Hermann Hesse. “Govinda devi andare verso il fiume, vai verso il fiume lì troverai la vita, la verità”. “Ok maestro, vado, ma dove…?”. In un batter di ciglia Hesse era sparito e del fiume non sapevo che farmene perché non avevo la minima idea dove fosse. Camminando e camminando mi accorsi che i ragni erano dietro, e venivano verso di me. Iniziai a correre ferocemente, ma loro si avvicinavano sempre di più. Vidi il fiume, era davanti a me. Pochi metri e forse mi sarei salvato. Hesse e Terzani si stavano bevendo un tè insieme al Cappellaio Matto. “Hermann, Tiziano, Matto che faccio??, si stanno avvicinando…”, e loro insieme “Buttati nel fiume, forza!”. Mi buttai e il fiume si trasformò in un grande mare, un oceano forse. Ero salvo dai ragni. Ma vidi una grande balena, quella di Pinocchio, o pesce spada o tonno, o non mi ricordo cosa fosse, e veniva verso di me, anche lei. “Bè oggi tutti non vedono l’ora di conoscermi..”. Nuotai più in fretta che potevo, e quando la balena/tonno mi raggiunse, mi svegliai di soprassalto.

Un sogno di quelli strani. Avevo bisogno di prendere aria. Prima, feci colazione e me la presi con comodo. Feci una passeggiata in città. Andai prima a prendere un gelato e poi feci delle riprese all’ennesima band di strada per il mio canale youtube. Sembrava essere tutto nella norma. Quel giorno le ore passavano in fretta. La mia solitudine domenicale andava che era una meraviglia. Mi misi in un parco a editare il video. Seduto su una panchina al fresco, si stava bene. Si sedette vicino a me un ragazzo. Era Forrest Gump. “La mamma diceva sempre che la vita è come una scatola di cioccolatini”. “Ah ma tu sei Gump! Come va?”. Forrest non dava molto attenzione alle mia parole, e continuava a recitare la sua parte. Allora io lo ignorai, ma non smetteva. Gli dissi allora: “corri Forrest, corri!”. Lui si alzò di scatto e volò via. Mi sentivo rasserenato. Conclusi il mio editing video, e andai a casa per pubblicarlo.
Appena fatto, sentì come se una voce dentro di me mi dicesse “Govinda vai verso il fiume… Lì troverai la verità”. Mi dissi che forse era arrivato il momento di andare al fiume. A volte quello che senti dentro bisogna seguirlo. Altre volte no. Quella sera volevo darmi ascolto.

Il tramonto era passato da un po’. Mi ero seduto sul prato, con del succo di frutta e un pezzo di torta al formaggio. Attorno a me non c’era proprio nessuno. Fissavo il cielo e vidi una luce colorata avvicinarsi. Tante volte avevo desiderato di vedere un UFO e il mio cuore batteva forte, era la sera giusta. L’UFO si avvicinò e dalla parte superiore uscirono Hesse, Terzani, il Cappellaio Matto, Forrest Gump. Il vento provocato dall’oggetto volante, fece per un momento quasi volare via la vestaglia di Terzani e vidi che non aveva le mutande.
“Tiziano, non porti le mutande!”
“Eh si, così mi sento più libero”
“Che fate là?”
“Facciamo un giro per le galassie” rispose Hesse.
“Portatemi con voi!”, esclamai
“Siamo venuti solo per dirti, che ancora non è tempo per te. Hai tanto da fare sulla terra.”, disse Terzani.
“…E per augurarti un buon non-compleanno”, aggiunge con quel suo sorriso macabro il Cappellaio Matto.
Forrest Gump mi gettò la sua scatola di cioccolatini. I quattro rientrarono dentro e l’astronave svanì alla velocità della luce. “Take me away!” gridai un ultima volta.

La torta e il succo di frutta non c’erano più. La Balena di Pinocchio se li stava gustando sdraiata sulla riva del fiume. Non le dissi niente. Presi la scatola e ritornai a casa. Durante il tragitto mangiai tutti i cioccolatini, e pensai che Hesse e gli altri avevano ragione.

Prima di andare a dormire, guardai il cellulare e vidi i messaggi e le chiamate dell’unica persona che avrei voluto incontrare e che aveva cercato di contattarmi per tutto il giorno. Dovevo restare.

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